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Redazione

Giu 19, 2012

Divertirsi per lavorare meglio

Un semplice raggruppamento di persone è un gruppo?Le persone in un autobus sono un gruppo? I 10.000 corridori della maratona di New York sono un gruppo? I corridori di una corsa a staffetta sono una squadra?
Probabilmente i maratoneti di New York sono accomunati da uno stesso scopo ma non costituiscono una squadra perché, in realtà, sono tutti in competizione tra loro.

Gli atleti di una corsa a staffetta sono una squadra: ogni componente della squadra ha lo stesso obiettivo e tutti devono collaborare per raggiungerlo. In una corsa a staffetta su un percorso di 800 metri, ogni atleta deve contribuire personalmente, correndo alla massima velocità, prestando una grande attenzione al momento del passaggio del testimone e incoraggiando i compagni di squadra.
Con ogni probabilità, un gruppo di 4 persone, ognuna delle quali copre la distanza di 200 metri, vincerebbe contro un corridore che, da solo, deve percorrere 800 metri.

Saper fare team building è un requisito fondamentale nel panorama lavorativo di oggi, per qualsiasi settore aziendale e quale che sia la dimensione dell’azienda. Ma non è una capacità innata, o almeno non per tutti.

I delicati equilibri lavorativi fra colleghi sono spesso compromessi da fattori quali stress, inesperienza, mancanza di motivazione, o per eccesso di zelo dalla voglia di mettersi in mostra e così via. Ma non tutto è perduto e le aziende che basano la propria attività sui gruppi di lavoro ricorrono appunto alla tecnica del team building, letteralmente “costruzione del gruppo”, per sviluppare nelle persone coinvolte al medesimo progetto, attività o lavoro che sia, lo stesso orientamento alla collaborazione, comunicazione, coesione, condivisione di obiettivi e per accrescere anche quei legami se non personali, ma di relazione personale che più di ogni altro contribuiscono al successo del team.

La “costruzione del gruppo” è un’attività che ha lo scopo di formare un gruppo di persone. In particolare, in ambito aziendale, il traguardo è quello di ottenere il massimo in termini di performance dai propri dipendenti.

È interessante osservare che mentre in campo internazionale il termine team building indica specifiche metodologie nate e sviluppate per lavorare sui gruppi, il team building nelle aziende italiane grandi e piccole non solo è poco diffuso se non assente, ma ancora oggi è spesso confuso con attività puramente ludiche non finalizzate ad un obiettivo specifico. Lo scopo primario è invece uno e solo: far sentire il gruppo una vera squadra; per questo si deve andare oltre la semplice conoscenza superficiale, data dalla collaborazione in ufficio, e consentire ai membri del gruppo di aumentare la fiducia nei propri colleghi, migliorare il livello di collaborazione, stimolare la creatività, favorire la comunicazione, riconoscere i reciproci momenti di tensione e le singole capacità di azione/reazione. Le capacità individuali che un componente di una squadra dovrebbe avere o attraverso questi eventi, sviluppare e accrescere sono:

  • ascolto attivo: ovvero mostrare interesse per la comunicazione che deriva dal proprio interlocutore;
  • comprensione: avere cioè la capacità di “mettersi nei panni altrui” per capire meglio le sue reazioni in un certo contesto e magari scoprire che il proprio comportamento sarebbe stato identico;
  • dimostrare sincero interesse: rendersi trasparenti nella propria percezione dell’altro aiuta in caso di critiche costruttive, a far sentire l’altro come accettato sinceramente, lo aiuta a riceverle come dimostrazione di affetto e non di bieca adulazione o vuota lusinga;
  • attenzione per le piccole cose: i rapporti si fondano soprattutto su minime dimostrazioni quali una frase gentile detta al momento giusto o un banale ringraziamento per un lavoro svolto, quindi sviluppare una tale attenzione è un requisito fondamentale;
  • coerenza: avere la capacità di fare quello che si sostiene è importante per essere presi sul serio e per essere rispettati;
  • disponibilità: essere capaci di fare qualche cosa per qualcun altro senza che gli altri si approfittino di questa capacità risiede nell’attitudine di discernere quando fare qualche cosa in modo indipendente e quando dire di “no” alle continue richieste di lavoro semplicemente perché qualcuno si vuole approfittare dell’altro;
  • capacità di riconoscere i propri errori e scusarsi: in questo caso l’altro avvertirà la capacità di autocritica e aumenterà la sua stima nel collega che pur sbagliando sa riparare al danno fatto;
  • contribuire attivamente: significa offrire il proprio contributo per la crescita degli altri. Sviluppare conoscenze e capacità non è proficuo se non si ha la capacità di trasmetterle agli altri

Perché il gruppo sia efficace nel perseguire i suoi obiettivi e sia quindi considerato a livello aziendale come “performante” dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:

  • ruoli e obiettivi chiari: ogni componente sa perfettamente e senza ambiguità cosa è chiamato a fare e di cosa è responsabile;
  • buon flusso comunicativo: la comunicazione deve essere costante e pluridirezionale in modo che   i problemi emergano subito come anche le soluzioni;
  • fiducia nel gruppo: avere la sicurezza che gli altri elementi del gruppo siano presenti, disponibili e che tutti siano coesi;
  • allineamento: ovvero tutti sanno l’obiettivo da raggiungere e condividono la “vision” del gruppo di lavoro;
  • eccellenza: tutti sono tesi alla vittoria! Ne scaturisce determinazione e contributo per dare il meglio di se stessi.

Cosa ne pensa chi l’ha fatto?

“I risultati di tutte queste attività sono stati effettivamente proficui. Il gruppo vendite di cui faccio parte ha visto crescere il senso di team e il lavoro risultante è stato affrontato con maggiore spirito di squadra. Inoltre, la conoscenza reciproca data dalle attività, ha consentito di riconoscere i momenti di tensione o di rabbia che si verificano con maggiore stress ed emergenza lavorativa, consentendo a tutti di capire meglio e quindi affrontare con serenità anche quei comportamenti più inusuali che spesso capitano fra colleghi, riportandoli ad un livello di normale interattività e importanza.”

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